Nato il 3 Settembre 1940, si è spento all’etaà di 74 anni a Montevideo lo scrittore Eduardo Galeano, a causa di una grave patologia ai polmoni che lo affliggeva già da diversi anni. A diffondere la notizia della morte dello scrittore, è stato il giornale spagnolo El Pais tramite la ‘voce’ dello stesso editore (Grupo Prisa).
Dallo stile unico e particolare, a Eduardo Galeano piaceva mixare sapientemente i generi tra loro. Considerato uno degli autori più letti e più amati della letteratura sudamericana moderna, Eduardo Galeano è stato uomo di saldi principi, scrittore, saggista e giornalista stimato in tutto il mondo, sempre schierato in difesa dei diritti umani e portavoce del suo paese. Numerosi sono stato i libri scritti da lui e tradotti in più di venti lingue differenti, tra cui il vendutissimo “Le vene aperte dell’America Latina” del 1971 e il romanzo storico “Memoria del fuoco” del 1986.
Ne “Le vene aperte dell’America Latina” l’autore ripercorre i momenti storici più importanti per descrivere lo sfruttamento dei Paesi stranieri verso la sua nazione, naturalmente ricca di capitale umano e risorse materiali. Un’amara critica ai paesi capitalistici a partire dal XV secolo fino ai giorni nostri. In “Memoria del fuoco”, invece, Eduardo Galeano racconta, dividendola in tre principali capitoli, la Storia dell’America del Nord e quella dell’America del Sud. La storia viene descritta tramite figure storiche realmente esistite: generali, artisti, rivoluzionari, lavoratori, conquistatori e conquistati: storie brevi che rinviano a fatti reali del colonialismo.
Un ultimo saluto allo scrittore viene fatto attraverso un estratto tratto da “Parole in cammino” (2006), in cui ha l’accortezza di varcare i limiti del genere letterario per fondere prosa e poesia: “L’utopia è come l’orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l’utopia? A questo: serve per continuare a camminare”.